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"Suonare per un Capo di Stato è stata un’esperienza davvero unica..."

Abbiamo registrato questa intervista con Antonio Gomena quasi un anno fa, pochi giorni prima del Natale cattolico. Nell’anno che sta per finire nella vita musicale di questo bravissimo e giovane pianista italiano, sono cambiate diverse cose. Antonio ha terminato il Biennio di secondo livello in Pianoforte ad indirizzo concertistico presso l’Institut Royal de Musique et Pédagogie di Namur, in Belgio, e ha recententemente cominciato il suo terzo anno di insegnamento presso il Conservatorio Statale di Musica "Carlo Gesualdo" di Potenza.

Ci siamo conosciuti cinque anni fa alla famosa Accademia Pianistica di Imola. In questo periodo ha terminato diversi studi presso importanti instituti mondiali, ha partecipato a numerosi concerti e iniziative musicali non solo in Italia, e continua ad arricchire le sue conoscenze musicali che condivide con i suoi allievi.

Credo che non sia per caso se la musica è entrata nella sua vita ed è stata una vera e propria predestinazione. Mi auguro che il pubblico un giorno abbia il piacere di ascoltare il pianista, e magari anche il compositore e direttore d’orchestra, Antonio Gomena.

***

Marina: Come festeggiate di solito il Natale?

Antonio Gomena: In famiglia.

M: Andate a messa, organizzate la cena per la Vigilia di Natale, fate i regali?

A: Sì. Il Natale lo festeggiamo in famiglia, con i nonni, gli zii, i cugini. È una tradizione. In Italia si fanno molti regali soprattutto per questa festa, ma i più piccoli ricevono i dolci anche per la festa dell’Epifania.

M: Eri monello? Per la Befana ricevevi del carbone oppure dei dolci? (sorrido)

A: (ride) Mia madre mi portava interi sacchi di carbone. Ma era zuccherato. Ero bravo.

M: Allora, eri come tutti i bambini. Com’è iniziata la tua storia musicale e perché hai cominciato a studiare musica?

A: Avevo 7 anni. Nella mia cittadina, ad Ariano Irpino, ho avuto la fortuna di incontrare il M° Octavian Cristea Nechita, in passato primo oboe nell’Orchestra Sinfonica Nazionale di Iasi, in Romania. Si era trasferito in Italia con la sua famiglia e teneva dei corsi di pianoforte e di coro presso la scuola che frequentavo; mentre tutti i miei amici praticavano uno sport, molto spesso il calcio, ricordo che per curiosità decisi di provare con la musica.
Dopo l’audizione ricordo che il Maestro rimase molto colpito da me, molto contento. Così, prima ho iniziato con il coro di voci bianche, e poi ho intrapreso anche il corso di tastiera elettronica.

M: Perché avete scelto il pianoforte e non il violino, il violoncello o l’oboe, visto che il tuo Maestro era un oboista?

A: Sì, lui è davvero un eccezionale oboista, ma di fatto è stato il mio primo insegnante di pianoforte. Abbiamo scelto questo strumento perché era l’unico presente, nella scuola ad indirizzo musicale dove si tenevano i corsi. Non mi sono mai chiesto di suonare altri strumenti, il pianoforte è sempre stata la scelta più ovvia, più naturale per me.

M: Ma voi avete avuto in casa lo strumento?

A: No, non provengo da una famiglia di musicisti. Nemmeno i nonni, sebbene amanti della musica. Nella mia famiglia condivido questa passione solo con mio cugino Luca, anche lui pianista e diplomato in pianoforte, e con mio cugino Francesco, che è un rapper. Ricordo ancora, che incoraggiato dal mio Maestro, con i miei genitori comprammo una piccola tastiera che era nella mia cameretta, vicino al letto, dove mi esercitavo. Dopo pochi mesi ho iniziato a fare le prime esibizioni e i primi concorsi, tutti con grande successo.
Siamo stati anche a Sanremo. Era il 2006, avevo nove anni, e selezionavano ventiquattro formazioni, nell’ambito delle scuole della Yamaha Foundation presenti sul territorio nazionale, per lo Yamaha Music Festival. Con il coro della mia scuola andammo a Frosinone, dove suonai “Che sarà” di Jimmy Fontana e Franco Migliacci, e sei mesi dopo fummo invitati ad esibirci presso il Teatro Ariston, davanti ad oltre duemila persone. È stata una delle prime esperienze, ma tutt’ora una delle più belle.

M: Ho visto il video di quel concerto, dove non dimostri per niente nove anni. Sembri molto più piccolo. Avevi paura? Quali ricordi hai di quella serata?

A: Tutti dicevano che ero molto, molto concentrato, prima dell’esibizione non ero mai a giocare con gli altri bambini. Il concerto fu davvero bello, e soltanto dopo iniziai a divertirmi insieme agli altri. Era per me una delle prime esperienze in pubblico, forse ancora oggi il concerto nella più grande sala nel quale mi sono esibito. Poi a undici anni fui ammesso al corso di Pianoforte di vecchio ordinamento presso il Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino, nella classe del M° Francesco Pareti. Ricordo che non era consentito ai bambini prima delle scuole medie, e ci fu un permesso particolare del Direttore per permettermi di sostenere l’esame di ammissione.

M: Potresti raccontare com’è organizzato il sistema degli studi musicali in Italia?
In Russia l’educazione musicale è organizzata in modo diverso, puoi sostenere gli esami di ammissione in Conservatorio solo dopo aver fatto 8 - 10 anni di scuola musicale.

A: Certo! Per Conservatorio, in Italia s’intende l’Istituto superiore di alta formazione artistica e musicale, che rilascia diplomi accademici di tipo universitario. Ci sono però due epoche.
È esistito ed esiste tutt’oggi, sebbene ad esaurimento corsi, il Conservatorio italiano concepito come “accademia”, ovvero dove si seguivano i cosiddetti corsi di vecchio ordinamento e che affonda le proprie radici nella secolare tradizione musicale italiana (basti pensare al Conservatorio “San Pietro a’ Majella” di Napoli, fondato nel 1808). Si entrava giovanissimi, a seguito di un esame di ammissione, e si frequentava il conservatorio parallelamente alla scuola: spesso molti istituti ospitavano anche le scuole medie al loro interno. Chi veniva ammesso, la mattina frequentava la scuola ed il pomeriggio seguiva i corsi di strumento, solfeggio, armonia o storia della musica, per citarne alcuni. Soltanto dopo molti anni di studio, ben dieci nel caso del pianoforte, del violino o della composizione, si terminava con il Diploma accademico rilasciato dall’istituzione.
Fra il 2010 e il 2011, il Governo italiano ha invece operato una riforma strutturale dell’alta formazione musicale, trasformando i conservatori sul modello degli atenei universitari. Ora i nuovi studenti dovranno seguire un triennio accademico di I livello, per poi passare successivamente al biennio accademico di II livello, come accade quindi per molte facoltà universitarie. Tra gli aspetti di forza di questo nuovo ordinamento, vi è sicuramente la maggior preparazione degli studenti nelle materie teoriche e pedagogiche, mentre risulta ridotto il tempo riservato alla formazione prettamente strumentale, sebbene siano comunque molte le materie dedicate al repertorio solistico e cameristico.
lo ho seguito il conservatorio nei corsi del previgente ordinamento. Durante gli anni delle scuole medie e superiori, di mattina ero a scuola e nel pomeriggio andavo in Conservatorio a seguire tutte le materie, due o tre volte alla settimana. Soltanto dopo la conclusione del Liceo Linguistico, ho conseguito il Diploma in Pianoforte nel 2016, ed il Diploma in Composizione nel 2021, entrambi con grande successo presso il Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino. Un percorso iniziato all’età di undici anni e concluso adesso che ne ho venticinque.

M: Ma ora, dopo la riforma, come avviene l’ammissione per i ragazzi in Conservatorio?

A: In realtà, prima di accedere ai corsi accademici di I e II livello, il Ministero ha previsto, per i ragazzi, la frequenza di corsi che potessero dare loro una formazione musicale di base, prima di intraprendere il percorso universitario. È questo il caso dei corsi pre – accademici, attualmente ad esaurimento, e dei corsi propedeutici, della durata di tre anni; anche la frequenza dei licei musicali, di recente formazione, può assumere questa funzione nella preparazione dei ragazzi al conservatorio.

M: Il corso di composizione è stato scelto sin dall’inizio dei tuoi studi?

A: La scelta della composizione è stata in realtà un’idea dei miei primi Maestri, con l’obiettivo di aiutarmi ad avere un’educazione musicale il più possibile completa, attraverso la conoscenza del contrappunto, dell’armonia e delle forme musicali. Arrivato al quinto anno di pianoforte, mi iscrissi quindi al corso di composizione di vecchio ordinamento, sempre ad Avellino, nella classe del M° Giacomo Vitale.
Adesso che dopo tutti questi anni ho concluso il mio percorso accademico, anche insieme a parte della mia adolescenza, bisogna abituarsi all’idea che non c’è più questo tipo di vita, con lo studio in conservatorio ogni settimana (sorride).

M: Ma quando studiavi musica avevi tempo per qualcos’altro, oppure vivevi solo tra la scuola e il conservatorio?

A: Credo di esser stato un ragazzino come tutti. Quando potevo, scappavo dai miei amici. Mi piaceva ogni tanto evadere dallo studio, che ha invece sempre richiesto molta disciplina. Per anni, ad esempio, ancor prima di iniziare con la musica, ho praticato il nuoto! Ho iniziato davvero prestissimo, arrivando a competere anche al livello regionale e nazionale. Poi nella mia vita è arrivata la musica, prima con il canto e poi con il pianoforte, a cui nel corso degli anni ho deciso di dedicarmi sempre di più, con gli studi in conservatorio.

M: Ma ora, in compagnia degli amici, ti piace cantare o suonare?

A: Ammetto che qualche volta col karaoke canto, anche se sicuramente non più come lo facevo prima.

M: Allora non rimani mai senza lavoro (sorrido).

Noi ci siamo conosciuti a Imola, nella famosa Accademia Pianistica “Incontri col Maestro”. Come sei entrato in questa Accademia e perché hai scelto proprio questa, per i tuoi studi?

A: Andare a studiare ad Imola è stato un altro passo importante nel mio percorso, dopo l’ammissione in Conservatorio. Arrivato all’ottavo anno di pianoforte, decisi di prendere parte ad una Masterclass con il M° Leonid Margarius, presso l’Associazione Napolinova di Napoli. All’epoca avevo 17 anni, e presentai un programma contenente la Sonata op. 53 di L.v. Beethoven, “Waldstein”, lo Studio op. 39 n. 5 di S. Rachmaninoff, e l’impegnativa Toccata op. 7 in Do maggiore di Robert Schumann; ricordo che appena iniziata la lezione, il Maestro mi propose di provare ad entrare in Accademia, alimentando quello che per me era sempre stato un sogno. Così, lo stesso anno, decisi di prepararmi per l’esame di ammissione a Settembre, rinunciando nel frattempo anche ad un’importante borsa di studio conseguita presso il mio Liceo Linguistico, per frequentare uno stage di un mese in Inghilterra, a Londra. L’emozione era grande: l’Accademia pianistica “Incontri col Maestro” di Imola è tutt’oggi riconosciuta come una delle più prestigiose ed importanti, al livello internazionale. L’ammissione, malgrado un po’ di tensione, andò bene e con grande soddisfazione venni iscritto quindi al corso pluriennale, nella classe del M° Margarius.
Era il 2014, Avevo 18 anni e tutt’ora la frequento. Devo ammettere che è stata davvero una grande risorsa, in quanto mi ha permesso di perfezionarmi nello studio e nel repertorio pianistico, ma anche di incontrare altre culture e scuole pianistiche, con studenti provenienti da ogni parte del mondo. Ad oggi, sono in preparazione dell’esame di Diploma, l’ultimo esame previsto dal corso triennale, per concludere quest’importante percorso.
A seguito dei primi quattro anni di studio in accademia, dove ho avuto il privilegio di esibirmi per la stagione concertistica 2018/2019, e per la cerimonia di equipollenza dei titoli accademici, alla presenza del Ministero dell’Istruzione, ho avuto la fortuna di conoscere anche il M° Roberto Giordano, eccezionale pianista e docente, con il quale ho intrapreso parallelamente un nuovo percorso di studi, prima presso l’Accademia pianistica di Imola, ed attualmente anche presso l’IMEP, l’“Institut Royal Supérieur de Musique et de Pédagogie” di Namur, in Belgio. Quello degli studi all’estero è stato un progetto nato durante il primo lockdown della pandemia da Covid-19, che abbiamo tutti purtroppo affrontato nel corso degli ultimi due anni.
Nel pieno dell’emergenza sanitaria, vedendo cancellarsi tutti gli appuntamenti di studio con i miei Docenti, insieme a diversi concerti, nacque l’idea di prendere parte ad un Master in pianoforte ad indirizzo concertistico proprio a Namur, in Belgio, grazie all’incoraggiamento e alla guida del M° Giordano. Sebbene in principio sembrasse un’idea irrealizzabile, si è presto rivelata come una bellissima esperienza, che mi ha permesso sia di concentrarmi sul pianoforte, sia di confrontarmi in un contesto nuovo. A seguito del conseguimento di numerosi esami, anche lì sono in preparazione per la conclusione del Master, con una tesi in inglese dedicata agli “Studi” per pianoforte di F. Chopin e S. Rachmaninoff, per quello che rappresenta il prossimo sogno da realizzare, a lungo maturato nel corso degli anni.


M: Nel corso dell’ultimo anno hai ripreso le esibizioni, i concerti?

A: I concerti sono finalmente ripresi. A Marzo dello scorso anno sono stato a Madrid per un recital nell’associazione “Madrid Music Hall”, mentre lo scorso Novembre mi sono esibito nella “Salle de Concert” dell’IMEP, a Namur.
A Dicembre, con Francis Duroy, violinista francese di fama internazionale, abbiamo suonato per il Festival ClassicAriano, nella mia città, con musiche di Beethoven, Schubert e Chausson.

M: Sei giovanissimo, hai soltanto 25 anni. In questi anni nel tuo percorso musicale hai già avuto esperienze memorabili. Quali sono state le più importanti per te?

A: La prima più significativa, è stata quella al Teatro Ariston di Sanremo, poi fra le altre sicuramente il concerto per la stagione concertistica dell’Accademia Pianistica di Imola, il 30 ottobre 2018, insieme al talentuoso violinista slovacco Teo Gertler, con il quale mi sono esibito anche l’anno successivo a La Valletta, Malta, in occasione di due concerti per il Presidente della Repubblica di Malta, George Vella.
Suonare per un Capo di Stato è stata un’esperienza davvero unica, che non accade certo tutti i giorni: ricordo ancora il bellissimo San Anton Palace, dove ci siamo esibiti per il Presidente, per poi ripetere il concerto il giorno successivo alla Camera di Commercio di La Valletta, davanti ad un numeroso pubblico istituzionale.

M: A Malta tu e Teo avete anche ricevuto un’importante onorificenza, vero?

A: Si! Ci è stata consegnata una Medaglia Onoraria della Repubblica di Malta, davvero un grande riconoscimento (Antonio mi mostra la medaglia).
Suonare nel Palazzo Presidenziale di La Valletta è stato impressionante per la bellezza e la cura di ogni dettaglio, oltre che per la magnifica accoglienza che ci è stata riservata.

Non appena entrato presso l’Accademia di Imola, c’è stata un’altra esperienza indimenticabile: nel 2016 sono stato invitato ad esibirmi presso la prestigiosa Carnegie Hall di New York, insieme al soprano coreano Chung Wha Lim.
Avevo 19 anni, ero ancora studente in Conservatorio e ricordo che insieme ai miei genitori ed alcuni amici, partimmo per gli Stati Uniti, per quello che fu il mio primo viaggio oltre oceano. Il concerto prevedeva un programma che univa la musica tradizionale coreana all’Opera italiana, e fu davvero un successo, anche grazie all’acustica ed al magnifico Steinway della Weill Recital Hall.
Questa e molte altre importanti opportunità, non sarebbero state possibili senza il sostengo e la fiducia del M° Marco Schiavo, pianista e docente di fama internazionale, che ho avuto il privilegio di incontrare nel mio percorso, e del Dott. Emerico Maria Mazza, cultore e promotore della musica classica ad Ariano Irpino, nella mia città, che mi hanno sempre sostenuto e guidato nella mia crescita artistica.
Insieme, sono i fondatori di ClassicAriano, Festival musicale internazionale che da oltre quindici anni ha luogo nel mio territorio, e che ha rappresentato per me un prezioso punto di riferimento.

Nel corso degli anni, ci sono poi stati altri importanti concerti in tutta Italia, partendo dall’Accademia Filarmonica Romana e dalla Fondazione Francesco Micheli di Milano, passando per il Festival delle Nazioni di Città di Castello, fino ad arrivare alla Fondazione W. Walton di Ischia, l’Associazione Dino Ciani di Venezia e il Festival “Piano Masters” di Como; ora, dopo la pandemia, ci sono nuovi progetti da realizzare per l’anno prossimo: vediamo se riesco a fare tutto (sorride).

M: Dopo aver terminato gli studi, come vedi la tua vita? Di questi tempi, parlare e chiedere dei propri sogni è un po’ assurdo visto che molte cose ora non dipendono più da noi, ma immaginando fosse tutto nelle nostre mani, cosa vorresti fare dopo?

A: Bella domanda. L’ultima e la più bella delle novità è che a partire dallo scorso Marzo, ho sottoscritto il mio primo incarico come Docente, presso il Conservatorio Statale di Musica “Carlo Gesualdo da Venosa di Potenza”, in Basilicata, per il corso di Pratica e Lettura Pianistica.
La disciplina prevede lo studio del pianoforte per tutti gli studenti delle altre classi di strumento, come ad esempio per quelle di violino, di flauto, di fisarmonica o percussioni, e si è rivelata molto interessante in quanto permette un approccio al repertorio pianistico, a partire dai diversi e molteplici punti di vista di ciascun strumentista. Aver avuto la possibilità di intraprendere questa carriera didattica in Conservatorio, oltre a rappresentare un importante riconoscimento, a seguito di una selezione a livello nazionale, ripaga anche tanti sacrifici, viaggi e studi condotti nel corso degli anni, gli stessi che ogni musicista intraprende, per costruirsi il proprio futuro. In questa ottica, anche guardare a nuovi progetti risulta più semplice, con maggiore fiducia ed entusiasmo.
In più, nella città di Potenza ho trovato un ambiente che mi ha accolto benissimo, con colleghi e studenti di grande valenza, provenienti da tutta Italia.

M: Diversi sogni si sono già realizzati. Quali sono i prossimi?

A: Già sai la mia risposta (ride, siccome ne abbiamo parlato molto negli anni della nostra conoscenza con Antonio).
Con M° Margarius ho sempre avuto come riferimento la scuola russa di Horowitz, Goldenweiser, Ginzburg o Leszetycki, per citarne alcuni: nel corso degli anni il desiderio di confrontarmi nei luoghi dove questa scuola pianistica si è sviluppata, è cresciuto sempre di più.

M: Sei non solo pianista, ma anche il compositore!

A: Sì, lo studio della composizione mi ha accompagnato sin da quando avevo quattordici anni, in quanto è a quell’età che ho sostenuto l’ammissione al corso in Conservatorio ad Avellino, nella classe del M° Giacomo Vitale. Malgrado le abbia spesso riservato un ruolo di secondo piano rispetto al pianoforte, ho sempre apprezzato questa disciplina, per la quale nel corso degli anni ho avuto modo di dedicarmi con brani per pianoforte, musica da camera ed orchestra. Insieme al mio Maestro, nel 2019 ho avuto il piacere di prendere parte alla Passio Christi di Avellino, oratorio sacro dedicato alla Passione di Cristo, oltre che a numerosi appuntamenti di confronto con il M° Massimiliano Damerini, punto di riferimento nel panorama della musica contemporanea in Italia. Con la pandemia, anche grazie al maggior tempo che ho avuto a disposizione, ho deciso di dedicarmi moltissimo alla composizione, con l’obiettivo di portare a termine gli studi (anch’essi della durata complessiva di dieci anni!) in Conservatorio: così, a Luglio 2020, ho sostenuto prima il compimento medio, esame dedicato al contrappunto e alla fuga, e nel Settembre dell’anno successivo l’esame di Diploma, a fronte di un unico anno di preparazione, sui tre previsti dal programma ministeriale. Quello del Diploma è un esame davvero particolare, in quanto si estende per l’intera durata di un mese, e prevede quattro prove “in clausura”, ovvero durante le quali bisogna lavorare in un’aula, fornita di pianoforte, isolandosi da tutto il resto. Le prime due prove sono dedicate alla scrittura di un quartetto e di un ciclo di variazioni per piccola orchestra, e prevedono ognuna ben 36 ore d’esame; la terza è dedicata all’analisi di un importante brano per orchestra (nel mio caso “Macbeth” di Richard Strauss), della durata di dodici ore, e la quarta si estende per quindici giorni, prevedendo la composizione di un poema sinfonico per grande orchestra, su tema dato. Ho dedicato quasi tutto lo scorso anno al raggiungimento di questo importante traguardo, e con grande soddisfazione sono riuscito a conseguirlo con il massimo dei voti, a termine di un mese di lavoro davvero estenuante. La dedizione e la guida costante del mio docente, il M° Vitale, mi hanno aiutato moltissimo nella maturazione della scrittura e del pensiero musicale, partendo da un’analisi musicale del Cinquecento fino ad oggi. Ho concluso l’esame il giorno 28 di Settembre, e quello seguente ero a Potenza per svolgere regolarmente le mie lezioni in Conservatorio. Veramente un’impresa (sorride).

M: E come ti sentivi al lavoro dopo questa follia?

A: È stato un po’ come il jet lag, dopo un viaggio continentale, dove dormi poco e male: è un’esperienza! Sicuramente ne porterò un bellissimo ricordo, ma ci ho messo davvero molto per recuperare le energie, e spero i miei studenti non lo abbiano notato troppo, a lavoro (ride).
Per me il lato positivo, fra i tanti negativi di questa pandemia, è stata la possibilità di concludere molti percorsi di studio, che ancora oggi sto ultimando, contribuendo a formarmi come musicista.

M: Pensi scrivere musica? Come la vedi questa esperienza nel tuo futuro?

A: Adesso sono tornato a concentrarmi sul pianoforte, cambiando di nuovo diverse abitudini, ma sicuramente con qualche bagaglio di esperienza in più. L’obiettivo è quello di riprendere i concerti, di cui abbiamo dovuto fare a lungo a meno durante la pandemia, e magari tornare sulla composizione in futuro, in un momento diverso. Anche la direzione sarebbe interessante da fare…

M: Dirigere? Anche? (sorrido)

A: (sorridendo) Anche! Ma non per adesso. Da grande. Adesso conviene mettersi a suonare.

M: infatti (sorrido)!

Sai cosa mi affascina di te? È che hai sempre qualcosa da sognare. Sognare non solo teoricamente, ma per realizzare concretamente i tuoi progetti. Sai cosa vuoi e vai avanti per raggiungere il tuo sogno, vedendo tutte queste cose insieme come il futuro della tua vita. Vorrei augurarti di avere sempre questo modo di vivere la tua vita: avere degli obiettivi e raggiungerli. Sono certa che ci riuscirai! Ho questa fiducia in te, ti auguro di cuore di realizzare tutti i tuoi sogni e di rivederci presto!

Marina Nikolaeva/ Mosca, dicembre 2021

 
 
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