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Ekaterina Mechetina e Serenella Grangnani. Qualche consiglio a un amante principiante di musica classica

 

“No, non penso di andare a un concerto. E perché dovrei? A casa ho tante registrazioni stupende e anche un impianto stereo molto buono e moderno!”

“Ho pensato di iniziare a far conoscere al mio bimbo la musica classica. Che dici, da quali opere è meglio cominciare”?

“Non capisco perché nessuno ha applaudito, in sala c’era un silenzio incredibile. Il pianista ha suonato benissimo! Ha aspettato un po’ e poi ha ripreso a suonare”.

“Non va bene andare a salutare l’artista dopo il concerto! È stanco. Vuole riposare dopo l’esibizione e noi lo disturbiamo! Non è bon ton!”

“Vorrei andare a ringraziare il pianista dopo il concerto nel suo camerino ma ho paura di disturbarlo! Non so se questa è una buona idea?”

Spesso sento questo tipo di domande e di riflessioni dai miei amici, dai colleghi o da altre persone su Internet. La prima esperienza di un concerto di musica classica dal vivo capita quasi a tutti, e può capitare in età diverse. Ed è un'evento molto bello e importante nella vita di ognuno di noi. Ed è ancora più bello se piano piano cominciamo ad approfondire le nostre conoscenze e a capire e ad amare questo tipo di musica.

Allora, vale la pena di andare dall’artista subito dopo il concerto se avete qualcosa da dirgli? Come capire quando va bene applaudire o quando è ancora troppo presto? E infine, perché almeno una volta nella vita bisogna andare ad ascoltare la musica classica in una sala da concerto e non limitarsi alle registrazioni anche se molto belle? Ho invitato a rispondere a tutte queste domande una famosa pianista russa, Ekaterina Mechetina e una regista italiana d'opera Serenella Gragnani. Ekaterina e Serenella hanno gentilmente accettato, cosa per cui sono molto grata loro.

Allora, qualche consiglio a un amante principiante di musica classica.

 

Prima parte. Al concerto pianistico

***

"In realtà, durante l’esibizione, il fastidio maggiore che può provare un artista è l'assenza di un pubblico al suo concerto"

Marina: Ekaterina, perché non va bene limitarsi all’ascolto della registrazione di un’opera musicale ma bisogna andare ad ascoltarla anche nella sala da concerto?

Ekaterina Mechetina: La registrazione e il concerto sono due cose fondamentalmente diverse. La registrazione generalmente è una esibizione gestita dal tecnico del suono, fatta di numerosi piccoli pezzi ideali, privi di difetti. È così che oggi si fa una registrazione. Anche se la registrazione viene fatta direttamente in sala, perde lo stesso l’atmosfera che viene provata solo dal vivo. L’effetto è completamente diverso quando siamo in sala insieme alle altre persone, ascoltiamo e vediamo tutto in tempo reale, sentiamo l'energia della sala e dell’interprete, o degli interpreti se c'è l’orchestra o un complesso musicale. È una questione di scambio di energie, una cosa difficile da spiegare e semplice e piacevole da provare. Per questo motivo non farei paragoni tra il concerto dal vivo e l’ascolto di un CD. Sono due cose completamente diverse.

 

M: Con quali opere musicali meglio iniziare la conoscenza del mondo di musica classica?

- da bambini

- da adulti

EM: Un'ascoltatore adulto può scegliere da solo tra i compositori di cui conosce i nomi e ai quali è interessato. Per esempio, se sa chi è Mozart, allora può cominciare ad ascoltare la musica classica dalle opere di Mozart. Se sa chi è Ciajkovskij, può cominciare dalle opere di Ciajkovskij. Con quale opera di preciso? Non è tanto importante. Ora su Youtube c’è tanta scelta.

Con i bambini, invece, certamente bisogna cominciare da opere semplici. Non fateli ascoltare subito la musica del Ventunesimo secolo, e neanche del Novecento. Non è male cominciare con le opere armoniose, brevi e compatte. Va benissimo cominciare dalle opere di Mozart. È stupenda anche la cosiddetta musica classica popolare. Bach è un compositore assolutamente universale. Va benissimo far ascoltare ai bimbi la buona musica dei vecchi cartoni animati sovietici. Ad esempio, io da bambina adoravo le musiche del famoso cartone animato "I musicanti di Brema”. Molto bene far ascoltare ai bambini anche la musica che ha un nome: ad esempio “Il valzer dei fiori” di Ciajkovskij o qualcosa di simile che ha un nome preciso. Così il bambino capisce l’immagine che è emotivamente coinvolta in questa musica.

M: Cosa dà fastidio ad un artista durante la recita?

EM: Fondamentalmente, sono i suoi problemi personali. In un certo senso è un mito che l’artista possa essere disturbato da uno squillo del telefonino, da un colpo di tosse oppure da un bigliettino di guardaroba che cade sul pavimento. Nulla ci turba così tanto quanto la nostra personale incertezza, agitazione o qualche turbamento interiore. Ma possono dare fastidio le luci messe in un modo sbagliato, oppure lo strumento posizionato in modo errato sul palcoscenico. I telefonini ovviamente interferiscono, ma non è una cosa fatale. In realtà, durante l’esibizione, il fastidio maggiore che può provare un artista è l'assenza di un pubblico al suo concerto.

M: Come capire quando è tempo applaudire e quando non vale la pena di farlo?

EM: Se lei è una persona timida e ha paura di dar fastidio ad un artista anche con un brevissimo applauso, allora meglio aspettare quando cominciano ad applaudire gli altri, oppure quando il pianista finisce di suonare e si alza per un inchino, il direttore d’orchestra abbassa le braccia ed è ovvio che l’esibizione è finita. Seguite gli altri ascoltatori in sala.

M: Quand'è che gli applausi danno fastidio?

EM: Dal mio punto di vista danno fastidio solo quando avvengono a metà di un'esecuzione. Non intendo le parti di un’opera, anche se a volte anche questo tipo di applausi possono lo stesso dare fastidio all’interprete. Ma stiamo cominciando ad essere abituati agli applausi in questi momenti. Ma se gli applausi avvengono all'interno del brano, ad esempio al momento di una pausa o di una corona, quando la frase musicale non è ancora finita, in questo caso danno fastidio davvero. Ma abbiamo imparato a far capire al pubblico con la gesticolazione o con gli altri mezzi espressivi che non è ancora la fine di un'esecuzione ma semplicemente una pausa semantica.

M: Quali posti nella sala sono più belli dal punto di vista visivo e acustico?

EM: Dipende dalla sala. Dal punto di vista visivo la scelta è semplice: basta vedere la sala dove viene fatto il concerto. Dal punto di vista acustico è difficile generalizzare: dipende dalla sala vera e propria. Conosco abbastanza bene le sale di Mosca, ma per quel che riguarda le sale delle altre città russe dove sto solo sul palcoscenico e non in sala come ascoltatore, non posso dire nulla. Di solito chiedo alla gente del posto.

M: Vale la pena di aspettare l’artista dopo lo spettacolo per prendere l’autografo, scambiare qualche parola, ringraziare?

EM: Non so perché ma al momento questa domanda è molto popolare. Credo che si possa e si debba avvicinarsi all’artista anche se personalmente non lo conosci. All’artista fa sempre piacere. La gente spesso ha paura di dar fastidio. Mi pare che in questo caso sia proprio la gentilezza a farvi capire come non essere inopportuni. È vero, spesso dopo il concerto l’artista è molto stanco ma le forze per parlare con il pubblico le trova sempre. Certamente ci sono anche le eccezioni. Ad esempio se per l’artista il concerto è andato male, lui si chiude a chiave nel suo camerino e non avrà voglia di parlare con il pubblico. In questo caso è logico rispettare la sua scelta. Ma in genere noi siamo contenti di vedere il pubblico dopo il concerto ed avere un feedback.

M: Ekaterina, tra gli ascoltatori ci sono anche quelli per cui urlare “bravo!” è maleducazione. Io personalmente trovo abbastanza strano questo parere. Lei cosa ne dice?

EM: È una sciocchezza! Se vi è piaciuta l’esibizione, urlate "bravo!" ad alta voce! È ancora meglio se lo fate in piedi :-))))

 

Marina Nikolaeva/ Mosca, marzo 2018
foto di Vadim Shulz

Parte seconda. All'opera

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Ho invitato a rispondere alle stesse domande anche la regista italiana d'opera Serenella Gragnani. Ci siamo conosciute personalmente grazie al suo libro "Giu' la maschera. Personaggi a nudo" scritto in collaborazione con il grande cantante lirico Jose Cura. E' un libro che e' interessante non solo per gli appassionati d'opera, tra i quali ci sono anch'io, ma anche per tutti coloro che sono curiosi di conoscere e capire meglio questo genere musicale. Nel dicembre 2014 abbiamo registrato una intervista molto interessante. Quella volta con Serenella abbiamo parlato molto sopratutto di cultura e di opera.

Serenella Grangani: Intanto grazie cari amici russi per avermi dato la possibilità tramite questo bellissimo sito di parlare con voi.

Marina: Serenella, peché non va bene limitarsi al ascolto dell’opera solo nelle registrazione ma bisogna andare ad ascoltarla anche al teatro?

Serenella: Credo che limitarsi ad ascoltare CD o vedere video sia un po' come mangiare soltanto piatti precotti e mai buon cibo cotto al momento!
L'opera acquista bellezza e autenticità se seguita in teatro, dal vivo.

M: Secondo te, con quale opera meglio iniziare la conoscenza del mondo dell’opera lirica?

- per bambini
- per adulti

S: Per quanto riguarda i bambini le opere di Rossini, soprattutto Il "Barbiere di Siviglia" e "La Cenerentola" possono essere molto gradevoli. Una buona idea può essere far vedere ai bambini certi spezzoni, per esempio il secondo atto de "La Bohéme", oppure la Marcia Trionfale dell'Aida, la scena delle Zingarelle e Toreadors da "La Traviata".
Credo anche sia molto soggettivo, ci sono bambini che portati a 8 anni a vedere un'opera intera sono restati estasiati.
Soprattutto penso non vada impisto niente, se il bambino non gradisce, si può aspettare e riprovare dopo del tempo.
Per gli adulti invece credo possa andar bene qualsiasi opera, magari non la Tetralogia di Wagner...mi sembrerebbe un po' impegnativa!

M: Cosa da fastidio all’artista durante la recita?

S: La cosa che da più fastidio è la disattenzione e la mancanza di rispetto per chi sta lavorando, quindi il chiacchiericcio, lo squillo del cellulare, lo scartocciare.

M: Quando gli applausi danno fastidio?

S: Gli applausi in realtà non danno mai fastidio, anzi! Certo se ci si accorge che nessuno ci segue può essere che si è spezzato una frase con l'applauso, ma non è così grave!

M: Come capire quando si può applaudire e quando non vale la pena di farlo?

S: Non credo ci sia da capire se vale o meno la pena...è bello seguire il proprio istinto e le proprie emozioni. Se si prova il desiderio di applaudire vuol dire che l'artista ha colto nel segno, più o meno bravo che sia.

M: Quali posti nella sala sono più belli dal punto di vista visiva e acustico?

S: I posti migliori sono i centrali in ogni ordine. Anche questo però è soggettivo, a me interessa molto seguire la mimica facciale, quindi preferisco sacrificare l'assieme e l'acustica andando assai vicina al palcoscenico.

M: Cosa dici, vale la pena di aspettare l’artista dopo lo spettacolo per prendere l’autografo, scambiare qualche parola, ringraziare?

S: È bellissimo per un artista trovare persone ad attenderlo. È una splendida verifica della qualità del proprio lavoro e ci permette di capire quanto siamo riusciti a trasmettere emozioni.
Per l'8 marzo ho presentato a Bologna uno spettacolo sulle eroine pucciniane, un anziano signore mi ha aspettato e mi ha fatti il baciamano dicendomi che non trovava modo migliore per ringraziarmi di quello che gli avevo fatto provare.
Naturalmente porteró sempre questo piccolo e prezioso gesto nel cuore!

 

Marina Nikolaeva/ Mosca, marzo 2019

 
 
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