|
Oggi tutto il mondo è in pausa. Stiamo tutti vivendo un periodo strano, mai capitato prima, poco piacevole e davvero difficile. Siamo costretti a imparare a fare tante cose per la prima volta e a vivere un’altra realtà che spesso e' surreale.
L’idea dei miei siti mi è venuta grazie all’amore per la musica classica. Una realtà che fa parte di me da tutta la vita. L’amore per la musica mi ha fatto conoscere persone straordinarie, avere l'onore di parlare con loro e, con alcuni, diventare anche amici. Un bel giorno ho voluto condividere con voi tutto il mio amore per la musica e l’arte ed è nato “Città di Puccini”. Sono due siti, in russo e in italiano, dedicati a Lucca e al grande Puccini, ma sono anche due siti dedicati alla grande musica e ricchi di interviste con persone straordinarie che ci regalano grande musica e la loro arte. Per loro, la musica è gran parte della loro vita. Per alcuni, tutto.
Il periodo che stiamo vivendo non è facile. Ma ogni problema ha sempre lati negativi e positivi. Del negativo in questo periodo parlano spesso e molto ma io invece vorrei cercare di parlare del positivo che è sempre presente anche in ogni situazione difficile. Per questo motivo ho invitato a parlare con voi, anche tramite i loro pezzi musicali, i miei amici musicisti e gli artisti che, con la loro attività, ogni giorno portano il bello nella nostra vita.
Saper vedere il lato positivo anche nelle situazioni difficili è un dono o una forma di saggezza? Cosa c’è di positivo nella Sua/tua vita di oggi e qual’è il Suo/tuo oggi desiderio più forte?
|
Saper vedere il positivo anche nelle situazioni difficili è un dono o una saggezza?
Credo che l’ottimismo sia un dono, una propria indole, che spesso però deve essere educata, nutrita. Se si ha la fortuna di essere ottimisti, si vede naturalmente il buono di tutte le cose, ma in caso contrario è la saggezza che deve prendere il sopravvento. Essa è creata e forgiata dall’esperienza, raramente è innata. Ritengo che essere saggi sia una questione di intelligenza e di sensibilità.
Cosa c’è di positivo nella Sua vita di oggi e qual è il Suo desiderio più forte di oggi?
Sicuramente la mia famiglia, che da tanto tempo non vivevo così da vicino e per un periodo così lungo. Per gli affetti credo che il periodo d’isolamento sia stato un periodo di grazia.
Oggi dobbiamo augurarci che si sia “imparata la lezione”. La vita dopo la pandemia sarà diversa per tutti noi e ciascuno, nel proprio ambito, può scegliere di viverla meglio o peggio di prima. Molti aspetti del nostro tempo, dapprima trascurati, sono adesso diventati prioritari e questo periodo ci ha insegnato a considerarli secondo il giusto posto che occupano nelle nostre vite.
Il mio auspicio è che la musica e la cultura non vengano dimenticate. Abbiamo un grande bisogno di nutrirci di bellezza e di condivisione. Il pericolo è che non si consideri la cultura come elemento essenziale della nostra rinascita, che non venga percepita come un’esigenza immediata. Anche qui si tratta di avere saggezza, perché le lezioni s’imparano, ma non s’insegnano. Speriamo bene.
Roberto Giordano, pianista, vicedirettore dell'Accademia Pianistica d'Imola, maestro del pianoforte/Italia |
Non credo che vedere unicamente il “positivo” nelle situazioni possa rappresentare di per sè un procedimento di catarsi. È senza dubbio un modo più o meno efficace di evadere e distrarre la mente dai problemi che ci circondano. L’uomo peró è sempre inserito nella realtá dove vive e questo condiziona sensibilmente le sue scelte.
Per formare attivamente una coscienza senza scrupoli, consapevole delle molteplici verità insite nelle cose, occorre considerare ogni genere di aspetto: analizzare quindi anche il versante oscuro che ci terrorizza e ci opprime. Il fine di quest’indagine non è l’auto-paralizzarsi di fronte al burrone, sarebbe una degenerazione. Ma semplicemente conoscere. Sapere che è qualcosa che puó toccare chiunque, compresi noi stessi, non pensarlo lontano. Da qui la volontá di scovare il “positivo”, come tu lo definisci, rappresenta una necessitá per sopravvivere e non un’oasi felice in mezzo al deserto con il solo scopo di creare uno spazio magico e inventato che ci protegge. È un’esigenza per continuare a vivere nelle difficoltá, durante le difficoltà, nonostante le difficoltà. E il più delle volte non importa il “cosa fare”, basta che sia “altro”. Una spasmodica ricerca verso tutto quello che già non ci appartiene: il tutto diventa un’opportunitá di crescita anzichè una punizione divina che dobbiamo scontare in qualche modo.
Il non abbinare “bene” e “male” produce solo illusioni. Se si è convinti di inseguire il “bello” solo per rifuggiarsi nelle pacifiche astrazioni e delegare i problemi, le nostre opere diventano beate anticipazioni di morte: perchè esse nascono da inganni e non da bisogni interiori che partono dalla vita quotidiana.
Rispondendo dunque alla tua domanda, possiedo piccoli desideri all’interno della mia giornata. Cerco di scoprire cose nuove oppure riprendo progetti passati con uno sguardo diverso. Studio al pianoforte musica che mi incuriosisce, ascolto brani che non conosco, leggo libri, guardo documentari. Dedico il mio tempo alla novità, sperando di trovare una rivelazione che mi si piazzi davanti e che mi aiuti a imparare a conoscere me stesso.
Francesco Grano, pianista, studente dell'Accademia Pianistica d'Imola/Italia |
Indubbiamente questo è un periodo molto difficile purtroppo a livello mondiale e l’Italia è stata la prima nazione europea ad essere duramente colpita.
Ormai siamo da molti giorni “confinati” in casa ma dal 4 maggio dovremmo riavere una parte di libertà.
Riuscire a vedere il positivo anche nelle situazioni non felici credo sia in parte un dono innato ma anche una forma di saggezza che si affina con l’esperienza e con il lavoro su se stessi.
Cosa ha avuto di buono per me questo periodo?
Premetto che sono una persona che ama moltissimo la vita all’aria aperta, sto pochissimo al chiuso e preferisco pensare e lavorare fuori. Quindi non vivo mai molto la casa. Ecco, dovendoci stare ho scoperto quanto sia bella, spaziosa e luminosissima. Direi che me la sono goduta ed ho imparato ad amarla. Forse dedicare attenzione ai propri spazi di vita é un modo per ripulirsi dalle cose e dai pensieri inutili. Poi ho scoperto che sono una persona molto più forte di quanto pensassi, capace di attingere alle proprie risorse con un buon senso equilibrio. Posso proprio dire, con un po’ di orgoglio, di avere riscoperto Serenella e di essermi innamorata di lei. Ho anche capito però che non possiamo continuare a violentare e uccidere la natura, il mondo nel quale viviamo é molto più forte e importante di noi umani e sarebbe atroce essere noi a distruggerlo.
Credo fermamente che non potremo mai salvarci per razze o per nazioni, potremo farlo soltanto tutti assieme e questo mi sembra bellissimo.
Che cosa desidero di più in questo momento? Non una ma due cose. Poter uscire, fare lunghe passeggiate, poter dapprima tornare a Lucca, poi a Bologna e in seguito poter viaggiare liberamente per l’Italia e l’Europa.
E poi desidero profondamente che noi artisti si possa riprendere a lavorare, che i nostri progetti possano realizzarsi e che tutti noi si possa fare film, opere, spettacoli. Non ci spaventa inventare soluzioni nuove, superare ostacoli, l’importante é che il nostro lavoro abbia la dignità e il rispetto che merita.
Come brano musicale ti proporrei l’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni. E’ un brano per un’opera che parla della Sicilia per me invece rappresenta perfettamente l’anima della Toscana, per questo mi piace tanto.
Serenella Gragnani, scrittrice, regista d'opera, psicologa/Italia |
"Cara Marina,
Accolgo con piacere il tuo invito per questa bellissima iniziativa; poter avere una voce in un periodo in cui esprimersi è diventato molto più complicato, è un grande regalo, soprattutto per noi artisti.
Ogni giorno, questa emergenza ci tocca profondamente, ed è un forte appello alla nostra capacità di reagire.
Malgrado tutte le difficoltà che anche noi musicisti stiamo affrontando, penso che l'isolamento possa diventare un’occasione per recuperare una parte di noi ed apprezzare di più tutto ciò che già abbiamo.
Personalmente, sto cercando di dedicarmi ai miei studi in composizione, presso il Conservatorio "Cimarosa" di Avellino, e al tempo stesso a quelli in pianoforte che, dopo la Laurea Magistrale, da circa sei anni sto conducendo all'Accademia pianistica di Imola, una magnifica realtà che sostiene numerosi giovani pianisti da tutta Europa.
Un desiderio per il futuro, è che la Musica classica possa essere al centro della nostra ripartenza, e che se ne riscopra la necessità collettiva. I concerti, i progetti che abbiamo giustamente dovuto rimandare, troveranno in questo modo nuovo spazio ed energia.
Ho pensato di allegare un cortometraggio, realizzato nel 2018 dal regista Lorenzo Fodarella e promosso dall'Associazione cinematografica "Cinezone"; celebra il lungo e radicato legame fra Musica e vino, accompagnato dal leggendario quarto concerto per pianoforte e orchestra di L.V.Beethoven; occasione in cui ho avuto il piacere di essere affiancato da un'eccellenza Irpina, la Cantina Giardino.
La speranza è che si possa tornare presto ad avere musica dal vivo, abbandonare questo clima surreale che ci circonda e ritrovarci migliori di prima, proprio come dalle note gravi del secondo movimento, Beethoven ci presenta una melodia carica di vitalità e letizia.
Un abbraccio, a distanza
Antonio Gomena"
Antonio Gomena, pianista, studente dell'Accademia Pianistica d'Imola/Italia |
Myself I need to find beauty in my life – in people around me, my surroundings, my activities –, otherwise I hardly see the point in continuing life... It simply gives sense to it. Of course I have faced quite some difficulties, hatred and bullying and they do hurt me, in fact I experience them really paralizing. So in dark times the only thing that helps me to move on is counting my blessings: the close friends that I can trust, the beauty in nature and art, and last but not least the faith that there is a God who is truth and love. In this period of unprecedented difficulties, the most challenging factor is uncertainty – simply no one knows what will come next and what the consequences are, especially in classical music where most of the public is especially vulnerable to the pandemic. I try to use the changed circumstances to my benefit as much as possible – I actually very much enjoy the tranquility, spending less, and I finally have enough time to write my doctoral dissertation about Alfred Cortot which would be nearly impossible along the normal concert life. At the same time I am open for a change and try to prepare for a scenario where I might need to do other work for living than music. So, to answer your question: in difficult times for me it is definitely a choice, even a fight to look on the bright side – but it is a necessity because otherwise I would find life simply unbearable...
My strongest wish is that humanity will be able to conserve the true values of our civilisation: art and science, learns from this crisis and changes what needs to be changed in order to save our environment on the planet, and that people spread compassion for each other.
Éva Szalai, allieva di Dmitri Bashkirov, pianista/Ungheria
sito ufficiale: www.evaszalai.com |
Saper vedere il positivo anche nelle situazioni difficili è un dono o una saggezza?
In generale, credo che vedere il buono delle cose dipenda dal modo in cui ci piombano addosso. Spesso è grazie alla saggezza che abbiamo acquisito con l'esperienza che riusciamo a reagire e a trovare la strada giusta che ci faccia continuare anche quando ci sentiamo bloccati.
Il dono, o talento, è proprio la rapidità di reazione e, per quanto possa inizialmente risultare innato, anch'esso si sviluppa con il tempo e le esperienze.
Cosa c’è del positivo nella Sua vita di oggi e qual è il Suo desiderio più forte di oggi?
La prima cosa per cui sono grato è che sono circondato da affetti e belle persone, che sto apprezzando ancora di più proprio ora che non posso vederle.
Mi piace studiare, capire ed imparare ed essendo musicista ho parecchio pane per i miei denti.
Quindi di positivo nella mia vita c'è che ho molte passioni che mi stimolano e che sono circondato da persone che mi supportano, nonché punti di riferimento, come grandi Maestri, che ancora oggi guidano la mia formazione professionale e personale.
In generale il mio più grande desiderio di oggi, per quanto utopico, è che il mondo della musica e della didattica non venga distrutto dal digitale, cosa che stava avvenendo già prima della necessità di restare segregati in casa, ma che trovi una dimensione più sincera nel mondo della finzione tecnologica.
In particolare spero che questo stop sia un punto di partenza su cui riflettere, per rilanciare con più energia il mondo della musica classica: creare più spazio per concerti richiede molto amore per la cultura, andare ad ascoltarli dal vivo molta sensibilità.
Lorenzo Bevacqua, pianista, diplomato all'Accademia Pianistica d'Imola/Italia |
Mi è stato chiesto di riflettere brevemente sulla situazione difficile che si è venuta a creare in questi mesi a causa della pandemia, che ha completamente stravolto le nostre abitudini di vita. La prima riflessione che mi viene da fare è un ricordo. Quando al Ginnasio lessi I Promessi Sposi di Manzoni, rimasi molto colpito e impressionato dai capitoli sulla peste e pensai a lungo quanto siamo fortunati noi che viviamo in un'epoca in cui sono state debellate simili malattie e siamo in grado di guarirne altre. Non avrei mai immaginato, pertanto, di vivere una situazione come quella in cui ci siamo trovati e che ha sconvolto la vita di tutti. Credo che sia una vicenda che ha messo a nudo le nostre fragilità, le nostre debolezze, ma che ha anche messo in discussione molte delle nostre certezze. Io non sono molto ottimista e rimango fortemente perplesso e preoccupato per il nostro futuro. Sono giornate che hanno stravolto le nostre abitudini e ci hanno costretto a rimanere chiusi in casa, con l'orecchio attento alle comunicazioni giornaliere relative al numero dei morti e dei contagiati. Un vero bollettino di guerra. Per non parlare poi di chi è stato colpito dalla malattia e ha trascorso giorni e giorni in ospedale, lontano dai propri cari e, in molti casi, è morto senza poter ricevere l'ultimo saluto dei suoi familiari. Impressionante l'elenco quotidiano dei morti, impressionante, e impensabile ai nostri giorni, la lunga fila di camion che trasportavano lontano le salme di chi non ce l'aveva fatta. Mi sono tornate alla memoria le scene descritte da Manzoni, da Tucidide, sulle circostanze nelle quali morivano gli abitanti delle città colpite dalla peste. Ne usciremo, certo, ma saremo spaventati, indeboliti, preoccupati, costretti a modificare e stravolgere, chissà per quanto tempo, le nostre abitudini di vita, come il ritrovarsi insieme, la partecipazione a concerti, spettacoli, eventi di ogni genere. Non so se, come qualcuno ha detto, acquisteremo in saggezza e se riusciremo a dare importanza e valore alle piccole cose che possediamo. Potrebbe essere così, ma non lo so, perché è una cosa nuova, che non abbiamo sperimentato mai.
Mi si chiede che cosa di positivo ho trovato nella condizione che sono stato costretto a vivere. Per quanto mi sforzi, non riesco a vedere nulla di positivo. L'unica cosa, forse, è che, costretto in casa, ho avuto tutto il tempo disponibile per finire di scrivere un libro cui lavoravo da tempo e di iniziarne uno nuovo. Ma ho lavorato con la mente preoccupata dalla situazione e non sgombra dai pensieri. Quindi, anche se cercavo di concentrarmi con tutte le mie forze, non sempre riuscivo a portare avanti il lavoro con la necessaria tranquillità, preoccupato come ero soprattutto per i miei familiari.
Scrivo queste parole pochi giorni prima del 4 maggio. La speranza di poter tornare a una condizione che consenta di riprendere la nostra vita in una maniera più o meno regolare è grande, ma c'è anche il timore, o forse la certezza, che non tutto sarà come prima.
Propongo la lettura di questa ode di Orazio, in cui il poeta latino ci invita a riflettere sul fatto che la vita umana è effimera e irripetibile, al contrario della stagioni con il loro succedersi.
Si sono disciolte le nevi, ormai ritornano le erbe nei campi
e le fronde sugli alberi;
la terra muta aspetto e i fiumi decrescendo
scorrono lungo le rive;
la Grazia con le Ninfe e le sorelle gemelle osa
guidare nuda i cori.
A non sperare l’immortale ti ammonisce l’anno
e l’ora che strappa il giorno che dona la vita.
Il freddo si addolcisce agli Zefiri, la primavera è soppiantata
dall’estate destinata a morire, appena
l’autunno ricco di frutti avrà riversato i suoi doni, e subito
ritorna il morto inverno.
Tuttavia le lune riparano veloci le mancanze in cielo;
noi, quando cadiamo
dove sono il padre Enea, il ricco Tullo e Anco,
siamo polvere e ombra.
Chi sa se gli dei del cielo aggiungeranno alla somma di oggi
il tempo di domani?
Tutte le cose che avrai donato al tuo animo
sfuggiranno alle mani avide dell’erede.
Quando sarai morto e Minosse avrà pronunciato su di te
la sua splendida sentenza,
o Torquato, né la stirpe né la facondia né la religiosità
ti restituiranno alla vita;
infatti neppure Diana libera dalle tenebre dell’inferno
il casto Ippolito
né Teseo è in grado di rompere le catene
al caro Piritoo.
Emiliano Sarti, scrittore, autore dei diversi libri sulla vita di Giacomo Puccini/Italia |
|
|